Recensioni

 

La critica di Zecchi 

Dopo un lungo dominio culturale dell’astratto-informale, oggi gli artisti più accorti si trovano nella necessità di rivedere i propri modelli espressivi. La ripresa di una figurazione netta, inequivocabile mi sembra talvolta stucchevole, quasi una rinuncia alla ricerca rappresentativa. D’altra parte l’insistenza con cui taluni continuano a proporre  una nuova visione astratta o informale dell’arte mi pare un’inutile desiderio di tenere aperto un capitolo fondamentale della nostra cultura estetica ormai scritto e riscritto, inutilmente riscrivibile.

Il lavoro di Maurizio Scarrone suggerisce un’interessante soluzione alternativa a queste due dimensioni del rappresentare che non cede alla figurazione esplicita e che non si lascia irretire dal troppo facile richiamo all’astrattismo. I suoi quadri ci rappresentano una realtà riconoscibile ma continuamente trasfigurata dal tratto rapido, nervoso, legato in una forma dal colore. Se nella raffigurazione classica il colore riempie la forma, se nell’astrattismo è indipendente dalla forma, nelle opere di Scarrone segno e colore sono indipendenti ma completano la figura. L’esito è una tensione simbolica dell’immagine cha accenna un significato, che insinua un senso possibile di ciò che viene rappresentato.

Le vele, il mare, il vento sono trame simboliche non figure, che l’osservatore coglie senza che l’immagine gli sia imposta. L’impianto espressivo si carica così di suggestioni rappresentative, non di oggetti rappresentanti, grazie alla raffinatezza molto misurata del disegno e alla forza dirompente del colore sapientemente usati da Scarrone.

 

Stefano Zecchi, Immagini Forme Colori nelle opere di Maurizio Scarrone, in Sole, Vento e Movimento di Maurizio Scarrone, 8 dicembre 2004, Vergari Golf School, Piacenza, 2004.

ZecchiStefano Zecchi, ordinario di  Estetica all’Università Statale di Milano