Le opere: soggetti marinari

 

IL COLORE DEL VENTO

Soggetti delle opere seguenti: windsurf 

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Non so perché Maurizio Scarrone mi abbia avvicinato, incontrandomi al bar, mentre davanti ad un caffè correggevo le bozze di una relazione scientifica. Ci conoscevamo appena. Mi ha mostrato un suo catalogo e la riproduzione di alcune sue opere. Voleva spiegarmi le ragioni che lo hanno portato a dipingere. Gli ho chiesto di non farlo e lasciarmi guardare. Nel rumore del bar, mentre gli avventori conversano, purtroppo ad alta voce, di politica, di borsa o dei fatti loro e degli altri, trovarsi di fronte un caleidoscopio di luci è una grazia del cielo.

Non ci siamo scambiati né una parola né un commento: ho guardato e basta. Nel salutarci mi ha chiesto se ero disposto a scrivere qualcosa su quanto mi aveva mostrato. Ho risposto soltanto: chissà.

Ho finito il caffè ormai freddo, mentre il mio lavoro è rimasto sospeso. Sono rimasto con ancora negli occhi tutti quei colori, quelle vele, quel mare che si confonde con il cielo. Colori che mi attraversavano l’anima mentre tutto, intorno a me, era diventato silenzio; aveva assunto movimento, soprattutto colore: il suo mondo multicolore era lì con la magia che è propria dell’Arte.

Immagini vere, semplici, che diventano immense, fiammeggianti: sembra vogliano esplodere sulla tela disintegrando i bianchi, gialli, i rossi, i fuxia, i verdi e mescolarli in un crogiuolo segreto. Non voglio parlare di questa pittura per “ismi”, né di ascendenze o discendenze culturali, tutte legittime ed interessanti. Altri lo hanno già fatto con competenza. A me questo interessa poco, anzi niente. L’Arte è il dono più bello che accompagna la nostra vita, perché è libertà.  Ridurla negli “ismi” è come metterla in catene. Le luci, le pennellate separate, i doni della memoria e dei sogni che prendono forma, che si scompongono e si compongono, nelle opere di Scarrone, sono le immagini della sua anima, del suo mondo che non ha né prima né dopo. È, e basta. È l’istante nel quale l’uomo fa l’unico gesto sovrannaturale, transumano, che gli appartiene: quello di creare.

Anche visti più da vicino i modelli di Maurizio Scarrone ci sfuggono. Le loro forme, i loro colori sono solo apparentemente lontani dalla realtà. Basta guardare al mattino la luce del sole che nasce e riguardarne gli sprazzi, mai uguali al tramonto, per esserne certi. C’è una verità spirituale autonoma nel suo linguaggio che ne testimonia la comunione con la natura quando, quasi in uno stato di grazia, trasforma il suo universo in luce e colore. Mescola i colori, quasi li avesse inventati per dare vita alla visione del mondo e delle cose che vuol raccontare. Vuol far cantare la natura, rilucere la luce, far parlare il vento e le vele con il più bel linguaggio del mondo. Lui resta ad aspettare incantato che le sue vele rispondano. Un giorno un cieco dalla nascita chiese che gli si spiegasse un quadro; un albero con le foglie mosse dal vento. Riuscì a comprendere la forma ed il colore dell’albero e delle foglie ma chiese: che colore ha il vento? Ecco, forse Maurizio Scarrone mi piace per questo. Sa dare un colore al vento.

“Renzo Mantero, chirurgo”